Una leggenda che parla di tesori è quella che narra di "Zuccareddu", una località che sta a metà strada tra Monte Rossello e la contrada Monte Rosso.
Qui vi era il podere di un "burgisi" del luogo, il quale, nei giorni di carnevale, aveva ordinato al suo fedele garzone di andare ad arare la sua terra.
Questi, il mattino seguente, alzatosi di buon'ora in compagnia del suo traballante somaro si recò nel podere di contrada "Zuccareddu" per arare quel campo.
Inforcato l'aratro al suo somaro, incominciò ad arare. Ad un tratto però, con sommo stupore vide scoperchiarsi sotto il vomere dell'aratro una giara di terracotta piena di bellissime arance. Ripresosi dallo stupore, ne prese a piene mani, sì da riempire le bisacce che aveva deposto a pochi metri. A mezzogiorno arrivò il padrone per portagli il pane e il companatico. Ma il poveretto era talmente assorto nei suoi miti pensieri che nemmeno lo vide arrivare. Pe'... Pèèe'.. Lo chiamò il padrone, "vieni a mangiare!" Peppe tolse prima l'aratro allo stanco animale e quindi si apprestò a desinare.
Restò di stucco quando si accorse che anche il padrone gli aveva portato, per companatico, proprio delle arance. "Ma io ne ho piene le bisacce", disse il giovane quasi seccato. E qui si mise a raccontare, per filo e per segno quello che a lui sembrava molto strano. Il padrone quasi lo derise, ma incuriosito se ne andò verso il "pagliaio" (specie di riparo fatto con fascine di stoppia) dove Peppe aveva deposto le sue poche cose. Ma fu grande la sorpresa quando si accorse che le arance del garzone erano tutte d'oro.
Il furbastro, senza farsene accorgere, sostituì le vere arance che lui aveva portato con quelle d'oro trovate da Peppe e se ne andò senza nemmeno salutare il garzone. Questi, dopo aver mangiato, continuò il suo lavoro fino a sera, mentre quella vecchia volpe del suo padrone si era ulteriormente arricchito con le sue arance d'oro.
La leggenda racconta che dopo tanti anni quell'avido padrone, in punto di morte, non avendo avuto figli e pieno di rimorsi, volle donare "un lascito" alla Chiesa di Realmonte anche per mettere a tacere la sua coscienza .
Qualcuno dice che non è vero niente e che la cosa è solo frutto della fantasia popolare. Ma una cosa è certa, però, che, fino a qualche anno fa negli ultimi tre giorni del Carnevale nella Chiesa Madre di Realmonte venivano celebrate le così dette "Le Quarant'ore di Zuccareddu" ed IL Santissimo viene esposto ai fedeli, appunto, per tre giorni.