Dell'età Ellenistica della quale si trovano importanti presenze nel territorio. Infatti, sul Monte Rossello si sono avuti numerosi ritrovamenti archeologici, quali cocci di vaso, punte di frecce, monete, ecc. che alcuni studiosi hanno datato appartenenti a V-III sec. a.C.
Si possono riscontrare anche tracce di muratura a secco, resti di fortificazioni, fondazioni di edifici, strade, ecc.. Tutto ciò fa pensare l'esistenza in sito di una città greca.
Il promontorio, purtroppo, nei secoli è stato eroso da forti correnti marine ed eoliche, che hanno causato ripetute frane, distruggendo parte dell'abitato.
Agli inizi del secolo il notaio empedoclino Alfonso Gaglio compì degli scavi da archeologo dilettante sul monte Rossello. Sui numerosi ritrovamenti e dei sopralluoghi scrisse un libro che non fu mai pubblicato, causa la sua prematura morte. I fortunati che hanno potuto consultare il manoscritto, oggi smarrito, affermano che la città doveva chiamarsi Erbesso, di cui molti storici parlano nel raccontare la prima guerra punica, diversa dall'omonima città nei pressi di Siracusa (Herbesso).
La nostra città è infatti citata nelle cronache dell'epoca da diverse fonti, che raccontano un episodio della guerra a cui prese parte dal 262 a.C..
Gli storici sono: Diodoro Siculo, Polibio, Cluverio (che per primo differenzia il nome delle due città), Fazello, Scaturro, Raccuglia.
Lo Scaturro, raccontando dell'assedio condotto dai romani alla città di Akragas (Agrigento) occupata da Annibale così scrive: "...Dopo cinque mesi il duce punico Annibale domandò a Cartagine soccorso, e n'ebbe 50.000 fanti, 6.000 cavalieri, 60 elefanti. Annone da Lilibeo li condusse a Eraclea (sul Capo Bianco, alla riva sinistra della foce del Platani), donde per tradimento si impadronì di Erbesso (non la città omonima vicino Siracusa, ma quella ubicata sul colle a sud di Realmonte, ove è il faro di Rossello). Ivi ammassavano gli alleati il grano e i romani si recavano a prenderlo. Afflitti dall'improvvisa penuria, avrebbero tolto l'assedio , se il fedele Gerone non fosse venuto ad aiutarli...". Continua Raccuglia: "...Polibio, dopo questi fatti, non ha più nessuna parola per Herbesso, ma, evidentemente, poiché i romani non erano gente da dimenticare un'offesa, che per poco non li aveva obbligati ad andarsene dal campo di Agrigento col danno e con la vergogna, il castigo non poteva mancare alla nostra città. E Diodoro infatti, dopo di avere anch'egli detto che Annone, appena arrivato in Eraclea, ebbe dagli herbessini consegnata la loro città aggiunge che nel 258, dopo la presa di Hippana, di Mytistrato e di Camarina, i consoli Aula Attilio e Caio Sulpicio si impadronirono per tradimento di Enna, di Sittana e di Camico, e ridussero gli herbessini ad abbandonare la loro città, che senza dubbio dovette essere saccheggiata senza misericordia...". Bisogna pure dire che non tutti gli studiosi si trovano d’accordo sull'ubicazione di Erbesso sul monte Rossello. Infatti, alcuni di essi attribuiscono ai resti di questo sito il nome di Cena. Comunque sia, nessuno può negare l'esistenza dei resti di una città greca, databile tra il V° e il III° sec. a.C.
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Ritrovamenti archeologici su Monte Rossello. | Frammenti di vaso su fondo nero, recante una "greca". | Frammenti di vasellame vario. |